Gli autobus che sono entrati nella storia

| 18 gennaio 2012 | 0 Comments

Oggi stavo parlando con la mia ragazza del più e del meno, quando, ad un certo punto, mi ha fatto sorgere una delle mie domande senza senso. Quanti saranno gli autobus che hanno lasciato un segno nella storia e che esistono ancora, e quali storie avranno alle spalle? Devo dire che nella mia mente sono riuscito a contarne 3. Su internet non ne ho trovati altri. Se ne conoscete fatemelo sapere!

P.S. Avrei voluto mettere anche l’autobus del massacro di Ma’ale Akrabim che è conservato dal 2007 all’Eilat City Museum, ma, da quanto ho capito, è solo una ricostruzione del bus e non il mezzo originale.

L’autobus 37 della Strage di Bologna del 2 agosto 1980

Autobus Strage di Bologna 1980

Immagine del bus fermo nel musei dell'ATC di Bologna nel 2010 - ©Ansa

Autobus Strage di Bologna 1980 soccorsi

Immagine del 2 Agosto 1980 - ©Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari

Era il 2 Agosto del 1980 quando una esplosione in una delle sale d’attesa della stazione di Bologna uccise 85 persone e ne ferì 200. La parte dell’edificio in cui si trovava la bomba crollò completamente e venne successivamente ricostruita. Ogni volta che passo per Bologna in treno do sempre una occhiata a quel muro che da sul primo binario con una grossa crepa, lasciato appositamente in ricordo delle vittime della strage. Tornando all’autobus, qui stiamo parlando del Bus ATC 4030 che il giorno della strage serviva la linea numero 37. L’autobus, dopo l’attentato, fu utilizzato nelle prime fasi di recupero dei feriti e dei morti. Ore ed ore di macrabo servizio che hanno fatto in modo che questo mezzo entrasse nella storia italiana. Dopo anni di servizio, nel 1999, l’autobus è stato ritirato dal servizio e recuperato. Portato nel Museo della Collezione Storica ATC è stato liberamente visitabile fino al 2007, anno in cui l’edificio è stato chiuso a causa di danni alla struttura causati dai lavori per la costruzione dell’alta velocità. Ora il museo è visitabile solo tramite appuntamento.

Il pullman di Rosa Parks

Bus di Rosa Parks

Bus di Rosa Parks nel 2005 - ©Wikipedia

Pullman_di_Rosa_Parks

Rosa Parks sul pullman nella seconda metà degli anni '50

Era il 1 Dicembre 1955, una donna afro-americana si rifiutò di cedere il posto ad un uomo bianco su un pullman dell’Alabama e venne arrestata. La segregazione raziale, all’epoca ancora attiva nello Stato, esigeva che i pullman fossero divisi in due zone, una per i bianchi ed una per i neri. L’arresto della Parks ed i disordini che ne conseguirono avviarono la parità raziale nello stato dell’Alabama. Questo autobus ha una storia personale molto strana. Comprato da un uomo alla fine del suo servizio come bus pubblico, dopo 36 anni di servizio, fu portato in un campo ed usato come magazzino per gli attrezzi. Se ne persero le tracce per anni e, quando nel 1986 l’uomo morì, il bus passò in eredità alla figlia. Nel 1990, senza che nessuno sapesse che era proprio lui il mezzo protagonista della storia, venne utilizzato, insieme ad altri 3 bus, nella realizzazione del film “La lunga strada verso casa”, che raccontava la storia di Rosa Parks. Lo stato in cui il bus si trovava era davvero penoso, non aveva più nemmeno il motore. Nel 2000 la proprietaria si decise a venderlo su ebay. La mancanza di documentazione che certificasse l’autenticità del mezzo non permise di assegnargli il valore economico che avrebbe potuto raggiungere. L’asta più alta fu di 100.000 dollari prima che l’oggetto fosse ritirato. Nel 2001, dopo aver effettuato delle ricerche, il bus venne venduto da una casa d’aste e i maggiori acquirenti furono i più grandi musei d’America. Alla fine il vincitore per 427,919 dollari fu il ‘The Henry Ford Museum. Dopo un totale lavoro di restauro costato quando il pullman stesso, la Parks ed il bus si reincontrarono in una presentazione ufficiale con conferenza stampa. Rosa parks morì nel 2003.

Il Magic Bus di Alexander Supertramp

Magic_Bus_Supertramp_2010

Il Magic Bus nel 2010

Magic_Bus_Supertramp

Il Magin Bus nel 1992. Questo autoscatto fu trovato nella macchina fotografica rinvenuta accanto al suo corpo senza vita nel bus

Ne 1990 Christopher McCandless, un americano, dopo essersi laureato, dona tutti i suoi averi e parte per un viaggio verso Ovest. Dopo aver percorso parte dell’America con vari mezzi con il nome fittizio di Alexander Supertramp arriverà in Alaska. Lì cercò di sopravvivere in mezzo alla natura ed al passare delle stagioni avendo come dimora un vecchio bus abbandonato in mezzo al nulla. Fu ritrovato morto d’inedia nel 1992 da alcuni cacciatori. L asua storia è stata raccontata in un libro ed in un film dallo stesso titolo “Into the Wild”. Il bus si trova ancora in Alaska, in mezzo al nulla ed è meta di pellegrinaggio da anni, mentre per il film fu realizzata appositamente una fedele copia del mezzo.

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