Il film più brutto del secolo

| 19 luglio 2009 | 6 Comments

locandina_Cargo_200Non credevo potesse esistere di peggio rispetto a “The Curse of Maya” che vidi anni fa. Ma quello, dopo la visione di questa sera, è un brutto relativo… Non credevo che esistesse gente disposta a vedere questo film essendo a conoscenza della trama… Non credevo che ci fosse gente disposta ad acclamarlo come un capolavoro… Il titolo del film in questione è “Cargo 200” e vi invito caldamente a vederlo per poter apprezzare in maniera più elevata qualsiasi altro film possa capitarvi davanti agli occhi in tutta la vostra vita, incluso il filmino delle vacanze degli amici girato dalla nonna con il mobro di parkinson. Dopo questa visione la vostra scala di valutazione avrà un brusco rialzo, roba che rischierete di valutare il film Titanic con un 8! Ma, iniziamo dal principio… Ieri stavo cercando una locandina di un film su google e scrivendo per errore “200” e “film” è uscito il titolo di questo TERRIBILE film, appunto “Cargo 200”. Io, povero e indifeso cinedipendente ho deciso di vedere questo sconosciuto film russo e me lo sono procurato. La vicenda è ispirata a fatti realmente accaduti negli anni ’80 in Russia. Il nome “Cargo 200” era usato per i voli di rimpatrio delle salme dei soldati morti in Afghanistan durante la guerra, avvenimento che nel film sarà solo di leggera cornice alla storia. La trama è davvero impossibile da raccontare perchè effettivamente non esiste! Si potrebbe riassumere così: un uomo rapisce una donna. Il resto è violenza gratuita, completamente immotivata. Se vogliamo fare un paragone con un altro film molto conosciuto, possiamo citare “Arancia Meccanica” che rispetto a “Cargo 200” risulta essere un film per bambini di età compresa fra i 2 ed i 4 anni. Questo non è dovuto alla qualità della violenza ma al modo in cui è presentata, si potrebbe definire “troppo vera per essere finta”, ovvero il contrario rispetto al solito in cui le scene sono troppo finte per sembrare vere. La finzione scenica tipica dei film, la dimensione onirica, quella cosa che nei film ti attira portandoti dentro la storia, per irreale che sia, qui non esiste. Qui sai benissimo fin dalla scritta iniziale che tutto quello che sta accadendo è la mera trascrizione della realtà avvenuta negli anni ’80. Al contrario del solito lo spettatore cerca di alienarsi da ciò che sta vedendo. Due sono le scene clue, una in cui un uomo svergina una ragazza con una bottiglia (senza alcun motivo) dopo aver ucciso un proprio conoscente che stava nella stessa stanza, e l’altra in cui il rapitore violenta la ragazza nuda ammanettata al letto con il cadavere del suo ragazzo e di uno sconosciuto che l’ha violentata in precedenza affianco a loro. Purtroppo se guardate su FilmUp e altri siti del genere troverete delle opinioni positive riguardanti questo film. Mi chiedo perchè esista questa gente e perchè abbia una connessione internet per scambiare opinioni con il mondo. Nessuno dovrebbe avere il diritto di definire questo film un capolavoro. I capolavori sono altri. Il film DEVE essere un sogno ad occhi aperti, una barca abbandonata in uno spumeggiante oceano agitato in cui un’onda, in un qualsiasi inaspettato momento, può travolgerla causando emozioni più o meno forti e ricordi a coloro che vi sono dentro. Come dissi al mio amico Claus in chat mentre stavo guardando questo film: <<questo film ha meno senso dell’ano di un lombrico stitico>> e con questo concludo.

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  1. diggita.it | 19 luglio 2009
  1. Claus scrive:

    O_O
    mi avevi detto che era brutto e incocludente ma una cosa simile non me la sarei immaginata

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  2. Technotronic scrive:

    Mah,

    il film è sicuramente disturbante (anche se ne ho visti di ancor più disturbanti, un esempio? The Man Behind The Sun.)…fatto sta che la fotografia, il grigiume presente ovunque, sono un pro…e non un contro, a mio avviso.
    Le tue considerazioni in grassetto sono PERSONALI…il mare,l’onda…lo dici tu.
    c’è a chi piò piacere l’iperrealismo,se non piace a te non vuol dire che NON E’ bello.
    E FilmUP è pieno di ignoranti, mica va preso come oro colato quello che c’è scritto là..

    Aleksej Balabanov, semisconosciuto e interessante regista russo, racconta la fine dell’Unione Sovietica attingendo da un fatto realmente accaduto. In una regione dimenticata dell’URSS, la figlia del segretario del Comitato Regionale del Partito Comunista, fidanzata con un milite in missione, dopo una serata in discoteca, viene costretta da un amico, prima di essere accompagnata a casa, a seguirlo in una casupola abitata da un ex detenuto, moglie, e inserviente vietnamita, dove il primo distilla vodka clandestinamente. Nella stesso luogo si ferma, a causa di un guasto all’auto, un docente di ateismo scientifico, in viaggio per incontrare la madre che “Grazie a Dio” sta bene. Queste vite, incrociatesi per caso, saranno attraversate da un circolo pervaso da una violenza psicologica di rara brutalità.

    La ragazza sarà sequestrata da un pazzo (il poliziotto incaricato delle indagini) che la ammanetterà alla spalliera di un letto a casa della madre, inebetita dalla televisione che manda in onda esibizioni dei Pesniary e discorsi di Gorbaciov e immersa nella sporcizia e nell’abbandono. E’ su quel letto che conoscerà omicidi e violenze di estrema crudeltà, tali da far riflettere sulla potenzialità dell’uomo nel diventare la peggiore invenzione del creato.

    Con un sapiente utilizzo di colori freddi, ambientazioni scarne e scenografie usurate, con il possibile e non sorprendente utilizzo di una vecchia pellicola per rendere pesantemente “grigia” l’atmosfera, Balabanov firma un thriller spietato, glaciale, metaforico, un attacco sulla dissolvenza letale del regime, tanto da fargli affermare: “Aspettavamo il crollo del comunismo. Il comunismo è caduto ma è rimasto il crollo.”

    Alcune sequenze sono atroci, capaci di storcere anche la psiche più solida, la moralità più vasta. Tipo quella in cui il militare, rientrato morto in patria, viene decorato nella bara divelta, raccolto a peso e gettato, con tanto di annuncio vocale, sul letto accanto alla ragazza ammanettata. Oppure quella in cui la stessa viene abbandonata nella stanza in condizioni pietose, attorniata da tre cadaveri di cui uno fresco e due in principio di decomposizione.

    Film terribile, dove le vite “morte”, protagoniste di questa storia nera, non avranno una conclusione presumibile. La pellicola termina con le ipotesi di arricchimento di due furbacchioni sfruttando la caduta del regime. Ipotesi che nella Russia post-comunista saranno assolutamente profetiche, con la nascita delle oligarchie e la privatizzazione selvaggia dei beni statali.

    Ma, a parte tutto. Lo scioglimento dell’Unione Sovietica, dopo la Glasnost e la Perestrojka di un Premio Nobel per la Pace è stato un bene o un male?

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  3. MindLab scrive:

    Definire disturbante “Man Behind The Sun” rispetto a questo la vedo un po’ come irreale come cosa. Il film Man Behind The Sun racconta la vera storia dell’Unità giapponese 731 che conduceva esperimenti sugli esseri umani usando come cave la popolazione cinese. In realtà si tratta comunque di una serie di 5 film (io li ho visti fino al 3). Gli effetti speciali utilizzati nella serie non sono proprio il massimo (ma sono cinesi ed ormai hanno più di 20 anni), quello che può fare inorridire sono gli esperimenti (che poi non sono altro che i veri esperimenti svolti epoca) o il fatto che, ad esempio, per girare la scena del bambino a cui viene strappato il cuore mentre è ancora vivo, sia stato utilizzato un vero cadavere (almeno così si dice). Qualche anno fa a Tokio, vi furono due ritrovamenti importanti a riguardo, una fossa comune con alcune vittime dell’unità 731 e il diario di uno dei soldati dell’Unità (in Giappone l’esistenza di questa parte dell’esercito è stata tenuta nascosta quasi fino ai giorni nostri, solo con questi ritrovamenti è venuta a galla). Si sa benissimo che i cinesi hanno subito eccidi ed angherie durante la Seconda Guerra Mondiale da parte dei giapponesi (ad esempio la strage di Nanchino sempre poco citata), quindi mi sembra perfettamente normale che abbiano girato questo film. Esistono due tipi di visione di un film, una è quella che insegnano al DAMS e che con la realtà e la pubblica fruibilità del film a poco a che vedere, l’altra è quella del normale utente che deve vedere un film con un filo logico ed alla fine esserne compiaciuto senza rivederlo 12 volte. I colori freddi, le scenografie e la vecchia pellicola sono solo espedienti che chiunque può notare ma non deve lasciarsi accecare da essi come una falena davanti ad una lampada notturna. Quello che hai scritto mi ricorda un po’ la scena dell’esame in Paz!, quando mi sembra che chiedano ad uno dei protagonisti il significato della foresta e del fiume nel film Apocalypse Now (il serpentone, etc etc)… Un bel film posso considerarlo, che ne so, The Killing Fields, che riprende la vera storia di Haing Ngor sotto i Khmer rossi. Naturalmente senza offesa 😀

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  4. Piero scrive:

    Ho due ipotesi… una è http://www.auditoriumcasatenovo.com/film-2008-2009/vincere.htm ma per “freschezza” dire proprio http://www.auditoriumcasatenovo.com/film-2009-2010/barbarossa.htm

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  5. Anima714 scrive:

    Dici che é il peggio perché non hai visto “A Serbian Film” vero? Io questo Cargo non l’ho visto ma dalle scene che racconti é “La Pimpa va in città” a confronto con quello…
    E questo non vuol dire che non lo ritenga al pari della Pimpa eh, badate bene…

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