100 anni fa il primo maledetto volo italiano dimenticato ad opera di Aristide e Mario Faccioli
Ieri stavo catalogando alcune lapidi commemorative trovate per le strade di Torino a cui avevo fatto delle foto per il sottosito Torino Dimenticata e mi sono imbattuto in una curiosa che non avevo mai notato, quella di corso Ferrucci. Posta in loco nel 1959 davanti all’entrata di un ex stabilimento della società avio-automibilistica S.P.A. ricorda il cinquantenario del primo volo completamente italiano svoltosi il 13 gennaio 1909 nella Piazza d’Armi di Venaria Reale. Il velivolo utilizzato era di fabbricazione interamente italiana, un triplano Faccioli della cui prima versione si tramanda solo che avesse le tre ali della stessa larghezza, contrariamente ai triplani che si vedranno successivamente che le avranno di grandezza decrescente.
Il volo durò solo pochi minuti ed in fase di atterraggio l’aereo venne completamente distrutto in un incidente che si dice dovuto all’ingenuità del pilota Mario Faccioli, figlio del progettista. Anche se gravemente ferito, Mario sopravvisse e nel 1910 prese il brevetto di volo italiano numero 21. Il destino ebbe la meglio sulla sua vita solo 5 anni dopo, quando, dopo aver testato i velivoli progettati dal padre per anni, morì in un incidente aereo nel marzo del 1915 a soli 30 anni. Una storia ben diversa ma sconvolgente come quella del figlio Mario, la ebbe il padre Aristide.
Della sua vita prima del 1883 non si sa praticamente nulla. Nato nel 1848 è conosciuto per aver inventato il motore a gas a doppio effetto e per aver progettato la serie Welleyes, da biciclo a motore ad automobile che ebbero gran successo fra il pubblico anche avendone prodotto un solo prototipo grazie alla società Accomandita Ceirano & C di cui era il progettista. Per far fronte al numero di richieste, Ceirano decise di vendere la società e tutti i brevetti ad un certo Giovanni Agnelli (il nonno di quello che tutti conoscono) ed altri nobili torinesi che erano in cerca di un investimento redditizio. Grazie a questo accordo nel 1899 nacque la Fiat. Il progetto della Welleyes di Faccioli sfociò nel primo modello di automobile Fiat, la conosciutissima 3½ HP.
Nel 1909, quando diede vita al primo velivolo italiano, stava lavorando per la S.P.A. (Società Piemontese Automobili) a cui apparteneva appunto l’edificio su cui la lapide è posta. Dopo il successo iniziale (purtroppo ottenebrato da notizie ben più importanti quali il Terremoto di Messina del dicembre del 1908), fu praticamente dimenticato dal mondo a cui apparteneva. Dopo la morte del figlio nel 1915, probabilmente a causa di uno dei velivoli da lui progettati, si toglierà la vita il 28 gennaio del 1920.
La città di Torino e l’Italia, 100 anni dopo, li hanno quasi completamente dimenticati. Solo un annullo filatelico apposto su alcune cartoline dalle 6 alle 18 del 6 giugno 2009 all’Aereo Club cittadino hanno ricordato la loro eroica impresa italiana… vergognoso.
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Category: Storie
L’Italia li ha dimenticati ma è anche grazie ai blog, in questo caso al tuo blog, che ricordi bellissimi possono tornare vivi!
Ho letto con curiosità la notizia che ignoravo completamente … non nascondo mai la mia ignoranza, sarebbe impossibile!!!!!!!!
grazie e speriamo che Alfano non decida di chiudere i blog con la sua legge utile al bene del Paese
Luigi
Diciamo che questo blog era nato per dare notizie di questo livello. Il problema è che queste notizie fanno poco traffico e quindi pochi lettori. Essendoci pochi lettori, pochi leggono le notizie di questo livello, cosa che purtroppo mi ha costretto a scriverne di infimo per attrarne. E’ da un bel po’ che ne scrivo di basso livello nella speranza di attrarre anche un solo lettore a cui ne interessi una di livello medio-alto. Qualche volta funziona, molte volte, invece, attraggo solo masse di incolmabile abissale ignoranza.
Fa piacere che almeno qualcuno dimostri interesse per le notizie “serie”. 😛