Film – La guerra dei fiori rossi

| 14 giugno 2009 | 0 Comments

la-guerra-dei-fiori-rossiPreso da una irrefrenabile sindrome cinese ho preso la decisione di vedere un altro film orientale dello stesso regista (Zhang Yuan) di Diciassette anni di cui ho parlato qualche giorno fa. Il film prescelto è stato “La guerra dei fiori rossi” del 2006. La trama di fondo, come ho già detto in passato, trattandosi di un film cinese è molto semplice. Un bambino di 4 anni viene affidato ad un asilo di Pechino dai genitori impossibilitati a prendersene cura a causa del lavoro. Quiang, questo è il nome del bambino, inizialmente si dispera per la nuova situazione. Il sistema dell’asilo è molto simile ad un sistema carcerario, c’è la sveglia, l’ora del bagno, l’ora degli esercizi, del pranzo, del piano, di dormire, etc etc. Chi rispetta alla perfezione gli ordini impartiti riceve un fiore di carta rossa. Si possono ricevere ogni giorno fino a 5 fiori e chi riceve per 3 giorni di fila il massimo dei fiori disponibili verrà elogiato e farà il capoclasse per i 3 giorni seguenti. la-guerra-dei-fiori-rossi-1Questa organizzazione di merito punisce inizialmente il povero Quiang che, non sapendo vestirsi e trattenere la pipì, viene irrimediabilmente punito. La continua denigrazione pubblica davanti agli altri alunni fa in modo che il protagonista cerchi di migliorarsi, ma con scarso successo. Il risultato sarà come al solito davanti agli occhi di tutti gli altri bambini con la sua fila sul tabellone dei fiori rossi completamente vuota. A questo punto Quing intraprenderà una lotta senza quartiere contro lo strapotere del sistema dell’asilo. Riuscirà anche a far insorgere i bambini tramite sotterfugi appositamente studiati ma alla fine si ritroverà solo come lo era prima.

Purtroppo in questo film il regista ha deciso di usare musiche dallo stile orientaleggiante che comunque, in questo caso, ben si conciliano con lo scorrere delle scene. Molto espressivo il protagonista che, anche se in tenera età, dimostra una certa consapevolezza nella propria gestualità (oserei quasi dire che in certi tratti del film il bambino si dimostri un migliore attore rispetto alle maestre). la-guerra-dei-fiori-rossi-2Molto ben gestita fin dall’inizio del film l’immedesimazione da parte dello spettatore con il protagonista. Il padre non viene mai inquadrato di faccia e il regista si sbilancia su dettagli quali la mano nella mano o il bambino piangente aggrappato ai pantaloni del padre. La voce del padre, fuoricampo, si concilia alla perfezione con questa scelta sottolineandola e spiegando al pubblico, per vie traverse, la motivazione dell’abbandono alla struttura statale. Molto ben curato anche l’aspetto scenografico (ipotizzo si tratti di un vero asilo statale cinese) che in molti momenti mi ha ricordato le scene de “L’ultimo Imperatore”, quando il piccolo correva fra le mura rosso scolorito e le stanze della città perduta che, rispetto a lui, sembravano enormi. Questo film si potrebbe guardare come un piccolo trattato di pedagogia inversa in cui ogni mossa fatta dalle maestre non fa altro che peggiorare la socializzazione del bambino fino alle conseguenze estreme della completa isolazione. Diciamo che è un film da guardare se non si è in vena di un film d’azione per la serata. Niente male, anche se, visto da un occhio inesperto, potrebbe sembrare un film inconcludente.

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