Tropic Thunder un film comico che rimanda ad una triste realtà

| 19 novembre 2008 | 0 Comments

Tropic Thunder, l’ultimo film di Ben Stiller, in cui un gruppo di famosi attori viziati viene abbandonato nella foresta vietnamita (che poi in realtà tale non è) con la speranza di girare un film come fosse filmato in presa diretta e viene scambiato da un gruppo di trafficanti di droga per soldati della DEA creando numerosi problemi, ricorda un triste evento degli anni ’80. Tutti avrete pensato una cosa del tipo “Ma che cazzata. Figurati se c’è qualcuno che si fa lasciare in una foresta in mezzo al nulla da un elicottero, non facendo sapere ad altri il posto esatto dove è stato lasciato!”. Ebbene sì, c’è stato uno che lo ha fatto.

Il protagonista della storia si chiamava Carl McCunn ed era un fotografo naturalista nato nel 1946 in Germania ma residente in America fin dall’infanzia. In gioventù era entrato nella Marina ed era stato sotto le armi per 4 anni. Successivamente aveva lavorato sul traghetto che collegava lo Stato di Washington e l’Alaska prendendo casa in quest’ultimo stato. Nel 1976 passò 5 mesi da solo nella isolata Brooks Range (Alaska) senza avere alcun tipo di problema. Nel 1981 decise di ripetere l’esperienza facendosi lasciare da un elicottero vicino al fiume Coleen sempre in Alaska. La zona si trova a circa 70km dal primo centro abitato, un tratto di strada completamente coperto da foresta incontaminata se effettuato a piedi. McCunn si portò 500 pellicole, macchine fotografiche, circa 630Kg di provviste, e due fucili con munizioni. La sua idea era di stare lì fino a metà agosto e fare un servizio fotografico sul ritorno degli animali selvatici in estate. Durante tutta la durata del suo campeggio l’uomo tenne un diario in cui annotava i pensieri e le preoccupazioni delle giornate passate. Tutto andò perfettamente fino ad agosto, quando l’uomo si accorse che nessuno arrivava a prelvarlo in elicottero. I giorni passavano e le preoccupazioni aumentavano. La scarisità di provviste e la fame lo spinsero a cacciare e recuperare cadaveri di animali dalle vicine acque del lago ancora senza un nome. Un giorno, finalmente, passò sopra al suo campo un aereoplano, Carl era talmente emozionato che si mise a sventolare un sacco rosso per farsi notare. Il pilota lo vide e fece un secondo passaggio sul posto, come si fa in questi casi. Qui McCunn fece il peggiore e probabilmente ultimo errore della sua vita, mosso dalla gioia di essere stato trovato alzò il pugno (destro) chiuso al cielo in segno di vittoria. Non so quanti lo sanno, ma alzare il pugno destro, in caso di passaggio di un aereo o elicottero, significa “Ok è tutto a posto, nessun bisogno di aiuto!”. Carl se ne accorse solo qualche tempo più tardi e annotò il proprio errore sul diario. Le speranze  cominciavano ad affievolirsi con il continuo passare dei mesi. L’arrivo dell’inverno portò ad una drastica diminuzione delle prede da cacciare e questo si aggravò ancora di più con l’arrivo dei lupi. Qualche giorno dopo, passati circa 8 mesi e mezzo (contro i 5 che doveva rimanere lì), catturò la sua ultima preda, uno scoiattolo. Dopo averne mangiate anche le ossa, accendendo il fuoco con l’ultima benzina che gli era rimasta, prese il diario e scrisse le sue ultime volontà. Quando avessero trovato il suo corpo voleva che le sue cose fossero portate al padre e gli scrisse una lettera nella quale descriveva come sviluppare le sue pellicole. Le sue armi volle che fossero lasciate come ricompensa a colui che avesse trovato il suo corpo. Spentosi il fuoco, Carl si sparò in testa con il fucile.

Mesi dopo, il 2 febbraio del 1982, venne trovata la sua tenda ed al suo interno il suo corpo martoriato e congelato e affianco il suo diario scritto su fogli sparsi e la patente.

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